I am!

Una poesia rompe il silenzio, è quella di John Clare dei primi anni dell’800: I’Am. Poi vediamo un uomo arrancare affaticato tra le rovine di un ambiente desolato. È visibilmente stremato, sporco in viso e porta con sé un sacco da viaggio, nel quale porta con sé oggetti di sopravvivenza. Durante il suo tragitto a piedi si accorge in lontananza della presenza di un altro uomo che, a non crederci, si tratta di se stesso, lo stesso uomo di molti anni prima, ben curato e determinato a guardare il suo malconcio alter ego di fronte a lui. L’altro sé stringe con la mano il manico di una valigetta nera. Così comincia il videoclip diretto da Adamo Mastrangelo, per la musica di Stefano Panunzi, sulle note della sua ultima “I am!”, tratto dall’album intitolato Beyond the Illusion.

La curiosità dell’uomo non prescinde dallo stupore e dalla paura di un avvenimento così insolito, diremmo impossibile. Così comincia un inseguimento, potremmo azzardare soprattutto interiore, nella affannosa ricerca del proprio io, alimentato forse da un’illusione ma così vivido e reale da porre lo spettatore nell’attesa di conoscere la fine di questo breve viaggio alla scoperta di se stessi.

Le immagini a rallentatore del personaggio consumato dal tempo e della sofferenza si alternano a immagini nitide e veloci dello stesso uomo del passato, in una lenta e sfinente rincorsa dove le riprese a campo lungo descrivono un personaggio completamente inerme rispetto all’ambiente che vive, quasi apocalittico e funereo. Ma il punto di svolta avviene quando ad un tratto, sfinito da quella corsa affannosa, il personaggio trova in lontananza quella valigetta nera, abbandonata su un cumulo di sabbia. L’uomo non può tirarsi indietro e dunque apre la valigetta, dove troverà suoi oggetti del passato carichi di ricordi accanto ad uno specchio nel quale vedrà la sua immagine riflessa, forse la prima volta dopo tanti anni.

La sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, entra in profondità nella poesia di John Clare e ne costruisce una video-parafrasi, dove il dialogo tra consapevolezza e inconsapevolezza, tra passato e presente, tra confusione e ordine, tracciano un’analisi dell’essere umano nei suoi connotati più atavici. La fine del videoclip è la trasfigurazione della poesia di Clare nei suoi ultimi versi: “Cerco scenari mai calcati da orma d’uomo un luogo dove mai donna abbia sorriso o pianto, per dimorarvi con il mio Creatore”.